Andrea Fabrizio de Andrè

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Il pozzo profondo

Il pozzo profondo

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Il pozzo profondo

 

“IL POZZO PROFONDO”

 

 

 

 Tetralogia del suicidio: non voglia di morire ma di rinascere

 

 

 

                                                                        Elisa Marianini

 

 

 

Andrea s’è perso s’è perso e non sa tornare

 

Andrea s’è perso s’è perso e non sarà tornare

 

Andrea aveva un amore Riccioli neri

 

Andrea aveva un dolore Riccioli neri.

 

 

 

      In questo dipinto ho voluto ricordare una canzone di Fabrizio de Andrè  che affronta il tema delle diversità. Andrea, dopo aver perso l’innamorato al fronte, si suicida gettandosi nel pozzo “più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto”.     

 

      Il tema dell’antimilitarismo è questa volta affiancato ad una storia d’amore omosessuale durante la prima guerra mondiale.  Andrea è sconvolto dalla notizia di aver perso il suo amore “riccioli neri”, dagli “occhi di bosco” e dal “profilo francese” che allo stesso tempo è contadino e soldato. Questa contrapposizione tra contadino e soldato fa riflettere sulla vita legata alla natura vivificante, e la morte legata alla guerra. Il suicidio è per lui l’unico modo per vincere il dolore, nonostante il secchio del pozzo tenti di dissuaderlo dal gesto.

 

       L’idea della “diversità” è spesso vista in chiave negativa nella nostra società, come  una minaccia alla propria identità generando in molti sentimenti di paura, ansia, e sospetto. I pregiudizi si nascondono dietro l’arroganza, l’ipocrisia e la volontà di onnipotenza di coloro che pensano di potere entrare con tanta violenza nell’intimità degli altri al fine di  piegarla alle logiche della moralità.

 

      Il pozzo che qui ho voluto rappresentare ha molte valenze simboliche, in quanto scende nella profondità della terra, e per questo è spesso connesso, sia con la dimensione dei morti, sia al  carattere di discesa nelle profondità inconsce, intese come esplorazione di se e della propria sorgente vitale, per attingere alle proprie risorse interiori e trovare le qualità, le attitudini con cui affrontare la vita. Le violette che Andrea raccoglie ci testimoniano una personalità molto sensibile, esse sono nel linguaggio dei fiori allusioni al pensiero, all’amore romantico, alla fedeltà,  alla modestia e all’umiltà. Per Freud la forma del pozzo, l’oscurità e l’umidità sono l’immagine dell’apparato riproduttivo femminile mentre Jung vede nella profondità e nell’oscurità una rappresentazione dell’inconscio e della ricchezza in esso contenuta.

 

      Anche se Andrea compie il gesto estremo, esso diventa voglia di rinascere ricercando in se stesso quella scintilla divina con l’intento di ricongiungersi alla fonte principale che l’aveva generata.

 

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Alfonsina y el mar Mercedes Sosa

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La voce della conchiglia

  “LA VOCE DELLA CONCHIGLIA”

 

 Tetralogia del suicidio: non voglia di morire ma di rinascere

  Elisa Marianini

 

                    

“Abbassa la lampada un po’ di più,

 

lasciami dormire, nutrice, in pace.

 

E se chiama lui, non dica che sono qui,

 

dì  che Alfonsina non torna.

 

E sei lui chiama, non dica mai che sono qui,

 

dì che me ne sono andata…”

 

 

(brano dell’ultimo poema di Alfonsina Storni scritto prima di morire)

 

 

         In questo dipinto ho voluto ricordare Alfonsina Storni, una poetessa originaria del Canton Ticino  trasferitasi con la famiglia in Argentina all’età di quattro anni, morta suicida nel Mar del Plata. Durante i primi decenni del secolo scorso è stata il simbolo della donna moderna unendo al desiderio di tenerezza la rivendicazione di valori di libertà rifiutando il vincolo di subalternità nei confronti dell’uomo. Nella sua poesia il sogno si contrappone alla realtà di tutti i giorni, al suo grigiore e al suo vuoto.

         In molte poesie Alfonsina Storni aveva parlato della morte nel mare – Frente al mar (1919), Un cementerio que mira al mar (1920), Alta mar (1934) -, visto come casa-tomba, come un fluido luogo di quiete infinta, da contrapporre alla pesantezza della terra: luogo di lotta quotidiana, e di pena. Essa scrive: In fondo al mare c’è una casa di cristallo.                                     

         Il percorso comincia da sinistra e segna l’incedere di Alfonsina verso il mare: dopo un iniziale slancio c’è un momento di sospensione dove poi comincia un lento ripiegamento su se stessa che culmina nell’immedesimazione totale con la natura. Essa si  trasforma in conchiglia simbolo di elevazione, di rinascita e di fertilità di pensieri. La meta per tutti è incontrare se stessi in fondo al proprio cuore. La conchiglia è infondo anche il simbolo dell’accogliere, del lasciar fluire, e come essa accoglie il mare senza trattenerlo, così noi dovremmo lasciar fluire la vita senza però cercare di fermarla, dovremmo far vivere i nostri sogni per vincere la solitudine e la sconfitta.

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La voce della conchiglia

La voce della conchiglia

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“L’ULTIMO VECCHIO PONTE”

 Tetralogia del suicidio: non voglia di morire ma di rinascere

                                                                 Elisa Marianini

Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.

 

 

     L’ultimo vecchio ponte simboleggia metaforicamente la dimensione del viaggio tra vita e morte. La canzone Preghiera in gennaio è  dedicata implicitamente a Luigi Tenco, è un abbraccio affettuoso che Fabrizio De Andrè dedica all’amico,  una preghiera, un vero e proprio atto di pietà e comprensione nei confronti di tutti coloro che: “…all’odio e all’ignoranza preferirono la morte”. Nel brano di De Andrè esiste un unico indizio per rintracciare il ricordo di Luigi Tenco – morto suicida nel febbraio del 1967 dopo aver cantato al festival di Sanremo -, precisamente nel verso “ascolta la sua voce che ormai canta nel vento” è celata l’allusione alla professione di cantante. De Andrè rivolge un’invocazione a Dio affinché accolga tra le sue braccia coloro che hanno deliberatamente scelto di morire ricordandoci che i suicidi sono persone fragili e che più di altri hanno sofferto le durezze e amarezze della vita.

Il mondo naturale è descritto attraverso metafore – fiori e stelle rimandano ad una pace più profonda di quella terrena  – e De Andrè immagina che l’amico stia percorrendo un sentiero fiorito per raggiungere il paradiso perché “non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio”.  La rosa è il simbolo dell’elevazione spirituale e della bellezza. Il cammino è in salita ma all’apice una luce – il quinto elemento –  schiarisce le preoccupazioni e porta ad una nuova vita, ad un’altra dimensione.

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“L’ultimo vecchio ponte”

Tetralogia del suicidio. Non desiderio di morire,ma di rin ascere.
“L’ultimo vecchio ponte”. Opera di Elisa Marianini

Tetralogy of suicide. The last old bridge. Work of Elisa Marianini

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“Preghiera in gennaio” dedicata da De Andrè all’amico Luigi tenco

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Terra di passaggio

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